venerdì 9 marzo 2012

PIANTATE IN TERRA COME UN FAGGIO O UNA CROCE: ELISABETTA SALVATORI RACCONTA DI CATERINA DA SIENA E DI BEATRICE DI PIAN DEGLI ONTANI

Immagine tratta dal sito: www.teatro.org

Ho conosciuto Elisabetta Salvatori qualche anno fa, invitata ad un suo spettacolo, "La Bella di Nulla", da un'amica. ". Da allora, quando so di un nuovo lavoro corro ad ascoltarla.
Elisabetta è esile, ha lunghi capelli scuri - con cui apre e chiude il viso - , luminosi occhi verdi. Piedi nudi, a tenere ben salda la scena, e mani che parlano con lei. Una voglia proprio vicino alla gola che il suo vestito di scena - bianco, ampio, dolcemente scollato - mette in evidenza. Una voglia che sembra segno del suo destino di "cantora", di raccoglitrice di storie. Perché è questo che Elisabetta con passione, rispetto, amore fa ormai da molto tempo. Cerca storie. Le avvicina, le fa scorrere dentro, le percorre, le mastica, le impasta, le rivolta, se ne colora tutta e poi pian piano, sulla scena spoglia - soltanto lei, un violino discreto, le luci - ce le restituisce attraverso la sua bella voce, le parole, il canto.
Questa volta parla di due donne: Caterina e Beatrice. L'una Santa, l'altra Poeta.
Donne di Toscana, vissute lontano, nel tempo e nello spazio, accomunate da rimandi che la sensibilità di Elisabetta ha saputo riconoscere. Di tutti, uno è arrivato al cuore: "entrambe non hanno paura di morire...".
Un tessere apparentemente arduo che seguendo la narrazione un pò ti chiedi come le sia venuto in mente. Ma l'esercizio riesce. E non perdi una parola. Guardi Beatrice che contempla il cielo dell'Appennino e un attimo dopo hai davanti Caterina persa nel volto del suo Dio. Tutto vola via in un soffio, e alla fine dello spettacolo ti ritrovi con un emozione che non sai contenere e le lacrime che vengono giù da sole. E provi un grande senso di riconoscenza verso Elisabetta: per il suo lavoro, per la lievità con cui restituisce e fa rivivere una storia comune, perché niente è così bello che andare a toccare le Radici. Grazie Elisabetta, grazie e ancora grazie. Racconta ancora per tutti noi...


P.s.: segnalo questa bella intervista ad Elisabetta per chi volesse approfondire la sua conoscenza. 

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