Andalucia. Viaggio di primavera. Siviglia, Granada, Cordoba e poi
ancora Siviglia in festa per la Feria de Abril, sfavillante di mujeres fasciate in
sontuosi abiti da flamenco.
Eppure sono tornata inquieta. Faccio sogni faticosi e
l’ansia si aggruma in gola. Come se si fosse aperta una porta su non so
bene cosa…in questi giorni mi sono sentita sconfitta, anzi incazzata nera
per questa pesantezza a cui non riesco a dare ragione e nome. Probabilmente non
ci sono risposte. Semplicemente, ogni tanto - così senza motivo apparente - si
innesta un nuovo ciclo: il paesaggio si fa brumoso, il gelo entra dentro, non
sai più come muoverti e pian piano anche la direzione verso cui stavi andando
si perde nella nebbia.
Scalciare,
darsi da fare, diventa inutile. Continui semplicemente a girare a vuoto.
Stanca, vuotata.
Conta
solo il silenzio e cercare - nel groviglio – il capo del filo, acchiapparlo
forte e con quello in mano trovare la strada verso l'uscita del labirinto.
E da lì
ricominciare a tessere - con pazienza e amore - il tempo, la storia di questa esistenza così esaltante e così difficile.
Almeno per me. Almeno per ora.
Almeno per me. Almeno per ora.
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