Sono cresciuta in una famiglia con pochi mezzi. Babbo impiegato dello Stato in anni in cui le retribuzioni erano veramente misere, mamma casalinga. Mutuo lungo, oneroso: ma la casa andava conquistata. Segno estremo di libertà e riscatto. Si stava attenti a tutto e si comprava solo quando si poteva.
C'è stato un anno in cui ho dovuto scegliere fra il cappotto o l'impermeabile che andava di moda e che non mancava a nessuna delle mie compagne. Ho avuto l'impermeabile e con quello ho fatto tutta la stagione.
A quindici anni ho cominciato a fare la baby sitter per le famiglie che portavano i loro bambini in vacanza. Un mese lontana da casa, fra persone sconosciute, in mondi dorati che spesso erano per me "L'America". Bambina io stessa, appena più grande dei pargoli che dovevo accudire.
Questo per dire che essere poveri non è bello.
A diciotto anni lavoravo già. Pian piano ho provato la sensazione - liberatoria - di aprire l'armadio e poter scegliere cosa mettere. Potevo pure abbinare le scarpe e la borsa giusta! Ma il consumismo non mi ha mai travolto. Ho pensato sempre che ci fosse un quantità giusta e un prezzo giusto per ogni oggetto e a questo mi sono attenuta. E ho continuato a non sprecare.
Diversi anni fa, annaspando in un lavoro che mi prosciugava energia e gioia, ho pensato che potevo anche chiedere un part-time. All'inizio tanta paura di non farcela; poi mi sono resa conto che era bello fare a meno di qualcosa per avere di più di altro.
Spazio e Tempo. Per cercare chi sono e fare le cose che mi piacciono: studiare, dipingere, leggere, correre, scrivere, stare con chi mi è caro senza fretta. E se possibile trovare il "mio lavoro", visto che quello che ho fatto finora è sempre stato un compromesso. Vivere la vita che voglio IO, ORA, e non in un FUTURO che posso solo ipotizzare.
Da un pò di tempo questa scelta si è fatta oggettivamente più impegnativa. Se prima rinunciavo, contenta, al superfluo ora talvolta mi confronto anche con quello che magari lo è meno. Ho aspettato due mesi per fare una visita con lo specialista della Asl invece di andare dal privato. Ma se non ci sono problemi gravi, visto le tasse che si pagano, si può fare anche questo...
La mia è una scelta "morbida", alla fine del mese ho comunque uno stipendio seppur ridotto. Per ora vivo bene così. C'è chi invece ha mollato completamente e si è inventato altro. Ho scoperto che questo modo di vivere ha anche un nome che va di moda: DOWNSHITING. Rai5 ha dedicato un programma all'argomento. "Un'altra Vita" curato da Simone Perotti e Nicola Alvau. L'ho trovato molto stimolante. Ve lo consiglio con il cuore. Stasera l'ultima puntata: "IL LAVORO".