domenica 29 aprile 2012

VORREI, VOGLIO. DEVO.


Tanti i passi fatti. Lo so. Sono consapevole. Conosco da dove sono partita. Mi sarei anche potuta perdere. La fragilità vincere sulla forza. Ora vorrei di più. Voglio di più. Alleggerire gli ultimi pesi, abbandonare zavorre, aprire le ali, ancora. Guardo i miei quadri. Mi perdo dentro. So che devo fare - voglio fare - questo. Non è un opzione. Qualcosa che posso scegliere. Devo. Me lo devo. E' il mio modo di svelarmi il mondo, di entrarci dentro, di masticarlo e respirarlo, di farne parte. Di fare la mia parte.
Per questo sento dolore quando passa troppo tempo senza toccare pennello, incollare, mettere insieme. Dare forma. 
Eppure accade.
C'è una parte di me che mette freni e dice: "ma chi te lo fa fare, chi ti credi di essere, ma vai a farti un giro invece di stare qui a tirare fuori ed impastare non si sa cosa".
Stasera vorrei abbracciarla forte.
Abbracciarla forte e dirle di avere fiducia. Che non c'è pericolo se mi metto in mostra: non cerco l'approvazione o plauso di nessuno. Non rischio delusioni.
E che - soprattutto - non mi perdo. Che continuerà ad esserci posto per tutto.
Per l'amore, per gli affetti, le responsabilità e il cazzeggio. Per tutto. Ma il posto più grande ora, finalmente deve essere per questo. Per fare quello che ho sempre saputo di volere fare. Perché i sogni diventino sostanza. Per essere. Felice, autentica. Intera. Sulla strada. La mia.

mercoledì 18 aprile 2012

CON TANTO AMORE

Te ne sei andato via in punta di piedi. Così come hai vissuto. Ho pensato spesso che fosse la tua preoccupazione più grande: non fare mai del male, stare al tuo posto, non arrecare danno, fastidio...
Te ne sei andato dalla mattina alla sera, in un soffio di ali e oggi che sono dieci anni (ed è buffo perché questa data spesso è passata senza che ne avessi consapevolezza) mi sono venuti in mente i tuoi occhi poco prima di perderti. Quella sera, nella luce ovattata dell'ospedale, ho visto nel tuo sguardo un'incredulità sconosciuta, un essere piccolo e indifeso come mai prima, davanti a nessuna prova. Ho visto sgomento, paura, rassegnazione, forse. Ho visto che chiedevi a me forza, e, per un attimo ti sono stata madre...E poi sono fuggita. E ora mi sembra di capire perchè.
Eri umorale, collerico, ipersensibile, attento, premuroso. Cordiale. Sempre pronto a renderti disponibile per aiutare, dare una mano. In pace quando intorno sentivi armonia, arreso davanti ai conflitti che gestivi con difficoltà.  
In casa guai a non farti sentire amato, considerato, coccolato. I momenti i più felici quando eravamo tutti insieme - noi - tu e le tue donne, magari in macchina (a tutte hai dato un nome: ci sono state la Lorenzina, la Clementina e poi ora ci vorrebbe mamma perchè non ricordo più!). Avevi preso la patente a quarant'anni passati e quando eri alla guida ti sentivi molto orgoglioso anche se sei rimasto sempre un pò imbranato. Sono convinta che ora un pò ti offendi...
Con Martina hai tirato fuori le tue parti migliori: ti sei fai piccolo insieme a lei e ne hai avuto cura con dolcezza infinita; quando corro sul viale delle Cascine, verso l'Indiano, mi torna in mente la passeggiata che abbiamo fatto io e te, vicini e complici, poche ore prima che lei nascesse...
Sei stato l'amore della mia infanzia e della mia adolescenza, il mio babbo affettuoso e bello, quello che giocava con me e mi portava in giro per musei, a scoprire bellezza.
Nei ruggenti anni ottanta le cose si sono fatte assai più difficili: avrei voluto un padre più uomo, più forte, più sicuro. Ma non era decisamente la tua storia, e a ripensarci è stato meglio così.
In alcune cose ti assomiglio molto: guido male come te, odio la burocrazia e sono onesta e ligia fino al parossismo.
Ho trovato il mio posto. Fino a qualche tempo fa anche a me sembrava di dare sempre noia e stavo attenta a non urtare nessuno...
Invece ora so che il mio posto è grande, bello, potente e ampio e non c'è proprio la possibilità che possa dar fastidio...
Chissà se nella dimensione in cui sei ora anche tu hai trovato il tuo.
Qui sono ancora in tanti a ricordare il tuo sorriso e la l'armonia che sapevi portare e a me fa tanto bene. 
Ciao babbino mio caro, è stato bello e importante scriverti stasera.
Con tanto amore.

Donatella


martedì 17 aprile 2012

FOSCO MARAINI E LE SIRENE DELL'ISOLA DI HEKURA

A volte mi rendo conto di quanto sia diventata grande dal numero di persone di statura che non ci sono più e di cui si festeggia il centenario della nascita...Una di queste è Fosco Maraini che ho avuto modo di incontrare in vari eventi pubblici prima della sua morte avvenuta a Firenze nel 2004.
Maraini era nato il 15 novembre del 1912 e quest'anno viene ricordato con una lunga serie di iniziative  (qui),  promosse dal Gabinetto Viesseux che conserva il ricchissimo archivio dello studioso.
Qualche giorno fa sono andata a curiosare fra le foto delle mostra - che mi ha molto toccata - in corso a Palazzo Medici Riccardi: "L'incanto delle donne del Mare". Una trentina di scatti bellissimi realizzati nel 1954 presso gli Ama, popolazione dell'isola di Hékura al largo delle coste centro occidentali del Giappone, dove le donne pescatrici si dedicavano alla raccolta di molluschi - in lingua locale awabi - scendendo in apnea fino a profondità di 20  metri.
Si tratta probabilmente del primo reportage etnografico subacqueo mai realizzato; Maraini, che pure era dotato di un corpo molto forte e atletico, incontrò nell'esecuzione notevoli difficoltà sia di tipo fisico che tecnico.
Il risultato di questo lavoro è una serie di immagini che mostrano donne solari e forti nel loro presente: l'immersione, ma anche i momenti che la precedono, la selezione dei molluschi, i bambini e la vita del villaggio con qualche raro uomo che si intravede in una moltitudine di donne.
Il mondo degli Ama non esiste più da molto tempo ma sembra essersi conservato intatto, regalo prezioso, nella nitidezza e nella luce delle foto di Fosco Maraini.


“L'incanto delle Donne del Mare. Fosco Maraini. Fotografie. Giappone 1954” 
Palazzo Medici Riccardi, percorso museale (primo piano) 
Via Cavour 1, Firenze 

La mostra sarà aperta dal 1 al 30 aprile 2012. 
Orario di apertura: tutti i giorni 9-18. 
Chiusa il mercoledì 

Biglietto (comprende l’intero percorso museale del Palazzo, compresa la “Cavalcata dei Magi” di Benozzo Gozzoli): 4€ (ridotto) - 7€ (intero)

giovedì 12 aprile 2012

MARZO DI CORSA

Cantando Marzo porta le sue piogge, la nebbia squarcia il velo, 
porta la neve sciolta nelle rogge il riso del disgelo, il riso del disgelo... 
Riempi il bicchiere, e con l'inverno butta la penitenza vana, 
l'ala del tempo batte troppo in fretta, la guardi, è già lontana, la guardi, è già lontana... 

                                    Francesco Guccini da "La canzone dei dodici mesi"


Marzo non di pioggie ma di sole caldo e giornate morbide, passato di corsa - questo si - ha lasciato la mia pagina di Blogger piena di post non finiti. Un cimitero di inizi senza seguito. E un vago senso di disagio per il lavoro rimasto a metà. Eppure questo blog è solo uno spazio di gioco e di memoria...
Prima che corra via, ancora più lontano, attacco qui un pò  di post-it di questo mese sospeso e strano, in cui mi ritrovo addosso parti "altre". Era tanto che le aspettavo, finalmente è tempo.


4 marzo, domenica. ARTOUR-O. Ho fatto la signora curiosando senza fretta nelle stanze di Villa La Vedetta, albergo ***** in magnifica posizione sul V.le dei Colli.
Arte contemporanea. Operazione coraggiosa che cerca la relazione tra artisti e committenza: la bellezza che diventa indispensabile là dove si lavora per creare qualcosa di nuovo. Cose interessanti, che emozionano, altri lavori meno densi. Su tutto la sensazione di guardare alle opere senza alcun senso di sudditanza, alla pari.


Compleanno sul prato, con un sole appena un pò timido. Fra le barbie e i peluche delle bimbe, pentole portate da casa e cibo acchiappato al super all'ultimo tuffo, che stona un pò, ma a volte servono i compromessi. Compleanno di Trilli, che è folletta, sa di buono, di semplicità, di tutti i "no problem" che vorrei fare miei. 


Bici. Ho aspettato un sacco di tempo, soppesando, aspettando quella giusta. E poi in un moto del tutto irrazionale, in un minuto, l'ho portata a casa. Ho sentito che saremo diventate amiche. Regalo. Perchè avevo voglia di una bici vera. Che quando pedali, va, e quando freni, frena, davvero. E ne sono felice. E guai a chi la tocca!!!!

Nonostante la paura, il ginocchio ferito, il braccio dolorante hai fatto viaggiare tutti in una dimensione di verità e bellezza. Perchè la musica e le parole nutrono e ancora di più la forza con cui riesci a portarle, l'emozione e la passione che ti scorrono dentro. Ti auguro di cantare, cantare, cantare ancora e portare poesia e grazia. E amore. Tutto l'amore che sei.

lunedì 2 aprile 2012

TE' DELL'IMPERATORE

Non me la passo particolarmente bene in questi giorni; niente di particolare ma sono in affanno continuo. Fuori ritmo. Il mondo va e io non  trovo il passo giusto per andare insieme. Troppo lenta, troppo distratta, imprecisa, confusa. Faccio una fatica assurda a fare qualsiasi cosa. Anche per scrivere questo post alla fine non trovato le informazioni che avrei voluto...ma non importa. Ho bisogno di fare una cosa che sia una e allora lo scrivo così, come viene, e che il cerchio del "non riuscire a fare" si rompa! Allora ho sentito parlare di un tè che si chiama "Tè dell'Imperatore". Incuriosita sono andata ad acquistarlo in un negozio specializzato e l'ho regalato all'Amore per S. Valentino. Fra le qualità disponibili ho scelto "Golden Hearth" che ha appunto la forma di un piccolo cuore. Le foglie sono pressate e cucite fra di loro e una volta a contatto con l'acqua calda si aprono offrendo la vista di un fiore che pian piano prende forma.
Una sorta di piccolo miracolo che abbiamo osservato affascinati come bambini, davanti ad una magia mai vista. Gioco di un pomeriggio qualunque, sereno e tenero. Il tè molto buono: leggero, aromatico. Coccola per il palato e  per lo spirito.

P.s.: ho perso anche due foto su quattro, ma non importa, al diavolo, pubblico lo stesso!!!!!